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NOTIZIE

Tutto sull’Ao dài - L’abito tradizionale vietnamita

8 marzo 2022 

L’áo dài è il vestito tradizionale vietnamita tipicamente femminile. Nella sua attuale forma, consiste in un abito di seta stretto ed aderente, indossato sopra i pantaloni. Nel corso di centinaia di anni, si è evoluto insieme al Vietnam, passando dal regale al pratico, dall’umile all’alta moda e viceversa. L’áo dài vietnamita è apprezzato da giovani e meno giovani e le sue linee eleganti affascinano tutti. Se sei interessato a saperne di più sulla sua storia e sulle sua caratteristiche, continua a leggere.

Come pronuncia la parola áo dài

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La parola vietnamita originale è “áo dài” ma la pronuncia è leggermente diversa tra le regioni del Vietnam. Infatti, nella parte settentrionale del Paese viene chiamato “ao zai”, mentre i vietnamiti che parlano con l’accento del sud lo chiamano “ao yai”.

Come è fatto un áo dài

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L’áo dài è un capo a due pezzi composto da un abito a maniche lunghe e da pantaloni a vita alta, ampi, trattenuti da una cintura elastica cucita in alto. L’abito è di solito attillato e segue dunque le forme del corpo. Lo spacco dell’abito si alza generalmente di qualche due o tre centimetri più in alto dei pantaloni. Proprio per queste caratteristiche, la maggior parte delle donne vietnamite si fa confezionare il proprio áo dài su misura così da adattarlo alle proprie forme ed al proprio stile. Ogni abito è di fatto letteralmente un pezzo unico.

L’evoluzione nel corso del tempo

Le origini

La storia dell’áo dài è molto antica. Secondo alcuni inizia nel 1744, quando Nguyễn Phúc Khoát, un signore del sud deciso a mantenere un’identità separata dai suoi rivali del nord, i signori Trinh, nel tentativo di simboleggiare la distinzione del suo popolo chiese ai suoi sudditi di indossare un abito abbottonato davanti con i pantaloni. Questo vestito in cinque parti (áo ngũ thân) era di fatto ispirato al popolo Cham che originariamente abitava la zona. Molto semplice e ancora lontano dall’elegante abito moderno, veniva però già realizzato a corte con la seta più pregiata, con dettagli intricati e colori vivaci.

L'influenza occidentale

Negli anni Trenta, l’artista vietnamita Le Mur Nguyễn Cát Tường modificò l’abito, semplificandolo. Questa versione contava due pezzi, proprio come l’abito attuale, così come la forma era diventata più aderente. Come per molte idee “occidentali”, lo stile di questo abito fu accolto con riluttanza all’inizio, prima di diventare popolare in particolar modo nel Vietnam meridionale.

Nel Vietnam settentrionale Ho Chi Minh stesso si espresse criticando l’áo dài. Il leader vietnamita, infatti, osservò che non era adatto ai campi o alla fabbrica, chiedendo ai vietnamiti di utilizzare un abbigliamento più consono per il lavoro. Di conseguenza, dal 1960 al 1975, è stato perlopiù un abito caratteristico delle donne del Vietnam del sud.

Dalla caduta in disuso alla sua riscoperta

A seguito della riunificazione del Vietnam, l’áo dài di influenza occidentale fu quasi bandito per il suo legame con quella che fu definita “decadenza capitalista”. L’abito è dunque pressoché scomparso per quasi due decenni dopo la guerra – sostituito invece dalla versione più ampia e meno attillata dell’abito, indossato principalmente in occasione di matrimoni ed eventi formali – fino al suo riemergere nei guardaroba delle donne vietnamite negli anni Ottanta. Riscoperto come un’uniforme per le ragazze delle scuole superiori, l’áo dài ha iniziato lentamente a tornare in auge per le occasioni formali e le cerimonie tradizionali.

L'abito oggi

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Le ragazze in áo dài bianco che vanno a scuola in bicicletta hanno ispirato molte canzoni, poesie e dipinti vietnamiti. Oggi è indossato da donne di tutte le età ogni volta che è il momento di fare bella figura. Attualmente, l’áo dài occupa una posizione centrale nella cultura dell’abbigliamento vietnamita. Questo outfit è diventato l’uniforme-simbolo delle studentesse. Quasi tutte le donne lo indossano in cerimonie formali, conferenze o matrimoni. Nei matrimoni tradizionali, lo sposo di solito indossa un corrispettivo maschile dell’abito, di colore blu e con un copricapo, mentre le spose spesso indossano lo indossano rosso, a volte decorato con molti dettagli sofisticati.

Il colore tradizionale dell’áo dài

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Gli áo dài si distinguono per i loro colori, ed il colore può essere indicativo dell’età. In sostanza, le ragazze vestono generalmente di bianco, che simboleggia la loro purezza; le ragazze più grandi e nubili indossano tenui colori pastello. Le donne sposate prediligono abiti scuri multicolori, ed una sposa indossa durante la cerimonia il rosso o il rosa, colori tipici del matrimonio.

Ao Dai

La tigre in Vietnam: il significato nella cultura vietnamita

1 febbraio 2022 

Oggi la tigre è purtroppo classificata come una specie “funzionalmente estinta” in Vietnam. Infatti, si stima che potrebbe esserci giusto una manciata di tigri che vivono ancora libere nelle foreste della Catena Annamita che, nel Vietnam settentrionale e in quello centrale, separa il Paese dal Laos. Una volta, invece, le tigri vagavano per le foreste di tutto il Vietnam ed erano onnipresenti sia nei racconti popolari che nei luoghi sacri. La tigre è anche il terzo animale che compare nello zodiaco vietnamita. Prima di capire quando inizia l’Anno della Tigre e chi appartiene a questo segno, in questo breve articolo ti mostriamo l’importanza della tigre nella cultura vietnamita.

La tigre nel folklore e nella mitologia del Vietnam

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Il rapporto che i vietnamiti hanno nutrito nei confronti della tigre è storicamente sempre stato complicato. Ciò è evidente soprattutto nei racconti popolari, dove a volte la tigre è cattiva, a volte è uno spirito venerato e spesso è entrambe le cose.

 

L’adorazione del Tigre come divinità è attestata già nel periodo di Văn Lang. Immagini di tigri sono state scolpite su tamburi di bronzo Đông Sơn e raffigurate come figurine e sculture in rilievo, spesso viste nei templi, nei santuari e sugli altari pubblici. Si riteneva, che adorando la tigre i vietnamiti avrebbero potuto salvare il loro villaggio dalla sua ira.

La leggenda della nascita della tigre in Vietnam

Il mito della creazione della tigre in Vietnam racconta di una divinità celeste ribelle di nome Phạm Nhĩ. Sebbene Phạm Nhĩ fosse straordinariamente forte e talentuoso, complottò contro l’Imperatore Celeste poiché pensava che sarebbe stato un sovrano dei Cieli più degno. Phạm Nhĩ creò un enorme putiferio tale da aver quasi successo nella sua impresa, fino a quando Buddha intervenne catturandolo. Buddha lo consegnò all’Imperatore Celeste, esigendo che Phạm Nhĩ non fosse ucciso per il suo crimine. Invece, si reincarnò come un animale terrestre (una tigre, appunto), mantenendo la sua straordinaria forza e udito.

La devozione dei vietnamiti nei confronti della tigre

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Le tigri sono tradizionalmente rispettate in Vietnam. Ancora oggi, in Vietnam la tigre è conosciuta come Chuá Sơn Lâm, cioè il Dio della montagna e della foresta. Fino a qualche decennio fa, alcune comunità vietnamite evitavano di riferirsi alle tigri chiamandole ‘con cọp’ o ‘con hổ’ (“con” è un titolo -tecnicamente, un classificatore- con cui ci si riferisce agli animali), preferendo invece usare i titoli di gran lunga più riverenti di ‘ông’ (nonno) o ‘cậu’ (zio). In alcune comunità del Vietnam meridionale, il primogenito era chiamato ‘anh hai’ (secondo fratello maggiore), poiché il titolo ‘anh cả’ (fratello maggiore) era riservato proprio alla tigre.

“Nonno Trenta”

I vietnamiti utilizzano una miriade di appellativi per riferirsi alle tigri. Uno dei nomi popolari più comuni per una tigre è Ông Ba Mươi che letteralmente significa Nonno Trenta. Ông, come abbiamo visto, è un appellativo riservato a chi gode di particolare rispetto anche al di là del suo significato letterale di “nonno”. Ci sono invece più versioni che provano a spiegare perché la tigre venga chiamata col numero Trenta. Una delle più comuni risale al periodo della dinastia Nguyen. La tradizione vuole che in quel periodo, chiunque fosse stato in grado di catturare una tigre sarebbe stato ricompensato dall’imperatore con 30 quan tiền (l’antica valuta dell’epoca) per aver evitato la devastazione del villaggio da parte dell’animale. Allo stesso tempo, però, al cacciatore veniva comminata anche una punizione di trenta frustate per aver spostato la creatura così venerata dal suo habitat naturale. 

La tigre nei modi di dire e nei proverbi vietnamiti

Come è comprensibile, anche nella lingua vietnamita si trovano molte espressioni che riguardano la tigre. Ad esempio, l’espressione “accarezzare la barba di una tigre” si usa per riferirsi a quando si osa scherzare con una figura di autorità. “Cavalcare la schiena di una tigre”, invece, significa non avere altra scelta che portare a termine qualche azione pericolosa.

 

Esistono poi veri e propri proverbi come “Hùm dữ không ăn thịt con”. Letteralmente significa “la tigre malvagia non mangia i suoi stessi cuccioli” e sta ad indicare il legame tra genitori e figli. Un altro modo di dire è “Hổ phụ sinh hổ tử” (letteralmente: una tigre è genitore di una tigre”) che è l’equivalente vietnamita del nostro “tale padre, tale figlio”. Quando invece una persona è al culmine delle proprie forze, alcuni vietnamiti la definiscono Mình Hổ, tay vượn (letteralmente: corpo di tigre, mani di scimmia), ovvero forte come una tigre e agile come una scimmia.

La tigre nelle arti del Vietnam

Le tigri hanno anche ispirato vari dipinti tradizionali vietnamiti. Uno dei più celebri è Ngũ Hổ, le Cinque Tigri. Si tratta di una raffigurazione della cosiddetta pittura Hàng Trống, un genere di pittura su legno che ha avuto origine nel 1500 nel centro storico dell’odierna Hanoi. Nel dipinto Ngũ Hổ  ci sono una tigre dorata al centro, e delle tigri rosse, nere, bianche e verdi agli angoli. Le tigri sono ritratte come guardiane del centro e delle quattro direzioni della Terra, secondo la teoria dei Cinque Elementi. Sono rappresentate anche le costellazioni dell’Orsa Maggiore e dell’Orsa Minore, e la raffigurazione comprende stendardi e spade che richiamano le arti marziali.

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Credendo fermamente nel potere di questa potente creatura, i vietnamiti spesso acquistano questo dipinto da posizionare sugli altari di famiglia o nei santuari dedicati alle tigri.

La tigre nello zodiaco vietnamita

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Seguendo cicli di dodici anni, ogni Capodanno vietnamita segna l’inizio di un nuovo anno zodiacale, al quale è associato uno dei dodici animali. Gli animali dello zodiaco vietnamita sono, in ordine: topo (Tý), bufalo (Suu), tigre (Dan), gatto (Meo), drago (Thin), serpente (Ty), cavallo (Ngo), capra (Mui), scimmia (Than), gallo (Dau), cane (Tuat) e maiale (Hoi). La tigre è dunque il terzo segno animale dello zodiaco vietnamita. 

 

Il 2022 è l’anno della Tigre e dura dal 1 febbraio 2022 al 31 gennaio 2023. 

Secondo lo zodiaco vietnamita, ogni giorno le ore propizie per la tigre sono dalle tre alle cinque del mattino.

Gli anni della Tigre più recenti sono stati il 1950, 1962, 1974, 1986, 1998 ed il 2010: se tra questi c’è il tuo anno di nascita, significa che il tuo segno zodiacale vietnamita è proprio quello della Tigre. 

 

I vietnamiti pensano che le persone nate sotto il segno della Tigre possiedano le caratteristiche dell’animale: pieni di vita, i nati sotto il segno della Tigre sono senza paura, nobili e pieni di vigore. Sono affettuosi, generosi e hanno una grande empatia per gli altri esseri umani. Ottimisti, le tigri hanno molto coraggio. Ma attenzione: le tigri sono anche solitarie, impazienti e spericolate. 

Personaggi famosi

Sei nato nell’Anno della Tigre? Significa che condividi questo segno con persone come la regina Elisabetta II, Tom Cruise, Lady Gaga, Laura Pausini, Bansky e Usain Bolt.

Tigre

Progetto Voyage: un ponte tra Università europee e vietnamite

 

23 Mag 2017

Un identikit degli studenti vietnamiti negli Atenei italiani. E’ quello tracciato da Alma Laurea, il Consorzio Interuniversitario tra 75 Università italiane, in una ricerca e presentata a Bologna in occasione del workshop “University-Enterprise cooperation in Europe and Vietnam”.

Grazie ad accordi tra atenei italiani e vietnamiti, diversi studenti asiatici si stanno formando nel nostro Paese. Nel 2016 sono stati 56 i laureati vietnamiti in sei Atenei: Cassino, Trento, Politecnico di Milano, Palermo, Bologna, Roma Tor Vergata.

L’indagine conferma che gli studenti, provenienti da famiglie istruite, hanno realizzato ottime performance universitarie e sono risultati soddisfatti dell’esperienza formativa e umana compiuta.

La banca dati porterà a realizzare in Vietnam la prima analisi sulle caratteristiche dei laureati e sulla soddisfazione per gli studi fatti insieme ad una banca dati di curricula dei laureati, certificati e disponibili on line, per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.

Il workshop è stato organizzato da Almalaurea in collaborazione con Unioncamere Emilia-Romagna e con il supporto del Consorzio Voyage per illustrare il mercato del lavoro e formazione del capitale umano in Europa e in Vietnam, importante attore economico nell’area ASEAN.

Il progetto Voyage, coordinato da AlmaLaurea, si propone di implementare una banca dati pilota sul modello sviluppato in Italia da Alma Laurea nei tre Atenei Vietnamiti partner di progetto (Università di Hanoi, Posts and Telecommunications Institute of Technology, National University of Art Education) che possa in seguito essere esteso all’intero corpo universitario del Paese.

Partecipano partner europei da Italia, Spagna e Portogallo (Università di Padova, Università di Barcellona e Università di Minho) oltre al parco industriale Hanoi Industrial, Export Processing and Hitech Park – Center for Enterprise support and Services.

Il Vietnam è un importante attore economico sia nella area ASEAN che nell’intero continente asiatico. Grazie alle riforme politiche ed economiche, il PIL aumenta ogni anno a un tasso intorno al 7% e un reddito pro capite con previsioni di crescita costante del Paese: l’Emilia-Romagna, secondo l’ufficio studi di Unioncamere regionale, vanta nei confronti del paese asiatico un export di circa 198 mln (a fronte di circa 222 mln di import), principalmente nel settore dei macchinari, e dei prodotti alimentari. Il valore export dell’Emilia-Romagna verso il Vietnam è cresciuto dal 2013 al 2015 di circa il 63,8% (+1.4% rispetto alla media nazionale).

L’obiettivo del Vietnam è diventare un’economia industrializzata ma “green friendly”, con una politica di crescita sostenibile.

In Vietnam sulla base di un accordo tra Unioncamere regionale e Becamex, l’agenzia di sviluppo della Provincia di Binh Duong, è stato attivato nel 2013 il desk Emilia-Romagna poi esteso all’Italia coinvolgendo la Camera di commercio mista Italia-Vietnam, per promuovere il commercio e gli investimenti tra i due Paesi.

Le opportunità di collaborazione tra le imprese italiane e la Provincia di Binh Duong saranno al centro di una serie di appuntamenti della delegazione asiatica organizzati con il supporto del Desk Emilia-Romagna/Italia, a fine maggio: lunedì 29 a Milano (Palazzo Turati, Via Meravigli 7), martedì 30 a Napoli (Università “Federico II” via Toledo 402) e Roma (Camera di commercio, piazza di Pietra).

Su una superficie di 9.425 ettari, Binh Duong ha costruito 28 parchi industriali, dove il tasso di occupazione è oltre il 65%. La provincia si sta affermando nel mondo per tecnologia e innovazione.

http://www.bologna2000.com/2017/05/23/progetto-voyage-un-ponte-tra-universita-europee-e-vietnamite/

Voyage
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